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Tutela del lavoratore in condizione di fragilità

Data Pubblicazione: 12 maggio 2020

Chi è il lavoratore fragile? Perché dev’essere tutelato?

È un lavoratore che, in quanto affetto da alcune patologie attuali, pregresse o croniche o poiché si trova in determinate condizioni di fatto, è più suscettibile all’infezione da Covid-19.

 

Cosa deve fare il lavoratore fragile?

Qualora un lavoratore ritenga di versare in una condizione di fragilità, dovrà rivolgersi al proprio Medico di Base o a uno Specialista convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale per produrre una certificazione che attesti lo stato di maggior rischio.

 

Cosa deve indicare il Medico nella certificazione?

Il Medico di Base o lo Specialista convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale deve indicare che la persona è a maggior rischio di contrarre l’infezione, precisandone i motivi.

Successivamente, in collaborazione con le funzioni aziendali competenti, l’informazione verrà trasmessa dall’azienda al Medico Competente nominato, il quale si attiverà per prendere contatto con il lavoratore, visionare la documentazione ed effettuare tutte le più opportune valutazioni per la miglior gestione di tale situazione.

 

A chi va segnalata la condizione di fragilità?

Il lavoratore, una volta ottenuto il certificato, deve segnalare la propria condizione di fragilità alla propria referente di filiale e all’azienda utilizzatrice dove svolge l’attività lavorativa, avendo cura di non trasmettere il certificato stesso e senza precisare la condizione patologica da cui è affatto o lo stato di fatto in cui si trova, che dovrà essere conosciuta solo dal Medico Competente nominato.

Alcune condizioni patologiche che possono de-terminare una maggiore suscettibilità a con-trarre l’infezione o ad andare incontro a complicanze:

  • malattie croniche dell’apparato respiratorio;
  • malattie dell’apparato cardio-circolatorio;
  • diabete mellito e altre malattie metaboliche;
  • insufficienza renale o surrenale cronica;
  • malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie;
  • tumori non in remissione clinica;
  • malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi;
  • immunodepressione da HIV scarsamente con-trollata;
  • patologie associate a un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie;
  • epatopatie croniche;
  • patologie per le quali sono programmati impor-tanti interventi chirurgici;
  • terapie con immunosoppressori, cortisone ad alte dosi, farmaci biologici.

Una maggiore suscettibilità a contrarre l’infezione o ad andare incontro a complicanze è inoltre in persone nella fascia di età > 55 anni nonché in presenza di co-morbilità. Queste condizioni possono caratterizzare una maggiore rischiosità.