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Un nuovo approccio al mondo del lavoro

3 aprile 2019 – Sala Camerana, Assolombarda, Milano

 

Come vedono e affrontano il futuro, come si preparano, in cosa credono, qual è il loro approccio all’impresa e quale percezione hanno le aziende nei loro confronti.

Umana, con la collaborazione scientifica dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano e Valore D, ha dato vita ad una articolata ed inedita indagine su scala nazionale che fotografa il mondo dei Giovanissimi e il loro rapporto con il lavoro. Due gli assi portanti dell’indagine Umana:

Il primo indaga su un campione rappresentativo di 2000 giovani della Generazione Zeta e primi Millenials a livello nazionale sul tema: “Fra Generazione Z e Millenials. Nuovi approcci al lavoro e nuove professionalità per nuove generazioni” (ricerca condotta da Ipsos per Istituto Toniolo a gennaio 2019). 

Il secondo, indaga sul tema: Giovani nell’impresa; la visione e la percezione delle aziende sulla Generazione Z”, attraverso una ricerca condotta da Valore D attraverso delle survey a HR Manager e Decision Maker di 41 grandi aziende di 11 settori differenti che contano complessivamente oltre 300 mila dipendenti.

Il quadro che emerge è variegato e le differenze con le generazioni che li precedono (Millenials e generazione X) sono a volte profonde.

Dal confronto con le altre generazioni, emerge che la generazione zeta assegna una maggiore importanza al lavoro su quasi tutte le dimensioni, sia economiche che simboliche, tranne che per il lavoro inteso come “fonte di fatica e di stress”. Ancora più che per le generazioni precedenti per gli zeta (con molto pragmatismo) il lavoro deve essere adeguatamente remunerato, valorizzare il proprio saper essere e fare, consentire di costruire il proprio futuro.

riconoscono che nel lavoro va messo “impegno personale”, ma considerano che le attivita’ di “fatica e stress” potranno ridursi in un mondo del lavoro che dovrebbe valorizzare il fattore umano e ridurre con l’automazione le attivita’ piu’ pesanti, di routine e rischiose.

L’autorealizzazione non è quindi al primo posto, non perché non sia questo il desiderio principale dei giovani, ma perché l’impatto della crisi economica e le persistenti difficoltà del paese ha reso più concreti e pragmatici i giovani rispetto alle condizioni materiali, fondamentali per non trovarsi bloccati nella conquista di una autonomia dalla famiglia di origine e realizzazione dei propri progetti di vita. Questa concretezza è aumentata nei Millennial nel confronto con le condizioni oggettive incontrate, mentre nei Zeta risulta interiorizzata come condizione di partenza. La preoccupazione principale è quindi quella di un buon stipendio (94,2%), che porta con sé anche la possibilità di affrontare il futuro (91,3%). In mezzo c’è però la consapevolezza della necessità di mettere l’impegno personale (93,1%), che risulta anche un modo per sentire il lavoro come qualcosa di proprio, che coinvolge e stimola a fare e migliorarsi.

“Maggiore importanza al lavoro, ma più concreti e pragmatici”. “Più disillusi, ma non meno determinati” “Riempire di vita il lavoro, in termini di passioni, interessi, modalità di integrazione con le scelte familiari e di vita” “L’importante è la capacità di adattarsi. L’esperienza? Conta poco” “Ho un sogno da realizzare”

Dal confronto con le altre generazioni, emerge che per il 94,2% del campione ritiene che il lavoro sia uno strumento diretto a procurare reddito (era il 92,1% nelle altre coorti demografiche), ma al tempo stesso il 93% di questi ritiene il lavoro sia un luogo di impegno personale (era il 90% nei più senior)

 

UN RITRATTO GENERALE DELLA GENERAZIONE Z

La “Zeta” è la prima generazione a non aver memoria diretta del Novecento. La prima a collocare tutta la propria biografia di vita nel XXI secolo e a plasmarla in funzione delle novità che presenta, in termini di rischi e opportunità. I suoi membri, nati dal 1995 in poi, si trovano a costruire i propri progetti di vita in un mondo complesso e in rapido mutamento, ma anche pieno di contraddizioni e con punti di riferimento molto meno stabili rispetto al passato.

Il rapporto con le nuove tecnologie è senz’altro un elemento distintivo. La Zeta è la prima vera Generazione 2.0. Un impatto che ha ricadute rilevati nelle modalità (formali e informali) di apprendimento, ma anche di ricerca di occupazione, oltre che sull’innovazione dei processi di produzione e consumo.

“Più disillusi, ma non meno determinati”

La Zeta, è la prima generazione del secondo dopoguerra a cui già fin dall’adolescenza è stata tramessa l’idea che difficilmente riuscirà a conquistare migliori condizioni di benessere rispetto ai propri genitori. I ventenni di oggi hanno, inoltre, visto la crisi economica investire in pieno i Millennials. Sono quindi più disillusi, partono con minori aspettative ma non sono meno determinati. Tendono ad essere più cauti e pragmatici, più concreti rispetto al presente e riconoscere che l’impegno di oggi è premessa indispensabile per realizzare i propri obiettivi professionali e di vita.

 

L’ATTEGGIAMENTO DEGLI ZETA ITALIANI VERSO IL LAVORO

“Maggiore importanza al lavoro, ma più concreti e pragmatici” 

La percentuale più elevata è quella che corrisponde a “strumento per procurare reddito”, ma cresce molto anche la voce “luogo di impegno personale” che si posiziona poco sotto la precedente. Arrivano a superare il 90 percento anche le voci “un modo per affrontare il futuro” e “una modalità di autorealizzazione”.

L’autorealizzazione non è quindi al primo posto, non perché non sia questo il desiderio principale dei giovani, ma perché l’impatto della crisi economica e le persistenti difficoltà del Paese hanno reso più concreti e pragmatici i giovani rispetto alle condizioni materiali, fondamentali per non trovarsi bloccati nella conquista di una autonomia dalla famiglia di origine e realizzazione dei propri progetti di vita. La preoccupazione principale è quindi quella di un buon stipendio (94,2%), che porta con sé anche la possibilità di affrontare il futuro (91,3%). In mezzo c’è però la consapevolezza della necessità di mettere l’impegno personale (93,1%), che risulta anche un modo per sentire il lavoro come qualcosa di proprio, che coinvolge e stimola a fare e migliorarsi. Sembra quindi emergere un lavoro in cui si investe di più in termini di aspettative e crescita personale.

 

COME VALUTANO UN’OFFERTA DI LAVORO 

“Riempire di vita il lavoro, in termini di passioni, interessi, modalità di integrazione con le scelte familiari e di vita”

Le dimensioni più rilevanti per gli intervistati risultano essere il livello di remunerazione e la tipologia di contratto. Seguono a poca distanza la coerenza con le proprie passioni e le prospettive di carriera. Ma sono proprio queste due ultime voci quelle che aumentano in modo più rilevante nella Generazione Z. Questi elementi in crescita riflettono un aumento della visione positiva del lavoro, legata più alle opportunità da cogliere ed espandere anziché schiacciata sulla preoccupazione dei rischi da limitare.

Questi dati sembrano suggerire anche una visione diversa del rapporto tra vita privata e di lavoro rispetto alle generazioni precedenti e quindi agli schemi interpretativi usuali. Sembra infatti che il desiderio di fondo della Generazione Zeta non sia tanto quello di porre confini al lavoro per dare più spazio alla vita libera dal lavoro, ma di contaminare i due territori e soprattutto riempire di vita il lavoro, in termini di passioni, interessi, modalità di integrazione (più che conciliazione) con le scelte familiari e di vita.

 

ELEMENTI PIU’ UTILI PER TROVARE UN BUON LAVORO

“L’importante è la capacità di adattarsi. L’esperienza? Conta poco”

Rispetto agli elementi considerati utili per trovare un buon lavoro il titolo di studio è sempre più considerata una condizione necessaria ma non sufficiente. Il requisito nettamente più importante la capacità di adattarsi (44,9%) da intendere non solo rispetto a quanto il mercato offre ma anche e soprattutto ai cambiamenti del mondo del lavoro. E’ oramai consolidata ampiamente la consapevolezza che le conoscenze e le competenze acquisite vanno continuamente aggiornate.

 

CHE TIPO DI LAVORO PREFERIRESTI

“Dinamico, sfidante e innovativo, e che mi consenta di imparare”

Per gli Zeta è considerato importante poter combinare positivamente il lavoro con altre dimensioni di realizzazione personale. Aumenta inoltre sensibilmente tutto quello che rende dinamico, sfidante e innovativo il lavoro (complessivamente 35,4%). Piace anche la possibilità di viaggiare con il proprio lavoro (15,9%), interagire e incontrare persone nuove (9,5%).

Questo significa che potenzialmente, quando ben preparati, gli Zeta vorrebbero un lavoro ampiamente appagante. Se non lo trovano si demotivano facilmente, si spostano sulla difensiva ripiegano nella richiesta di più tempo per la vita privata, orari più comodi, in modo da ritagliarsi spazi di realizzazione in altri ambiti. Oppure, soprattutto quelli più dinamici e qualificati, cambiano azienda e/o paese per cercare migliori opportunità di valorizzazione al di là dello stipendio e del contratto.

 

CHE TIPO DI LAVORO SVOLGERESTI

“Ho un sogno da realizzare”

Tra le life skills che gli Zeta pensano di avere in modo ampio, più delle generazioni precedenti, si distinguono l’avere un sogno da realizzare (63,2%), la capacità di stare in relazione con gli altri (59,6%), di perseguire obiettivi (59,4%) e riconoscere gli aspetti positivi delle situazioni (54,0%). Va considerato che essendo ancora giovani, esiste anche una tendenza a sopravvalutare il proprio saper essere e fare prima ancora di mettersi pienamente a confronto con le sfide del lavoro e della vita.

 

QUALI COMPETENZE RITIENI DI POSSEDERE

“Digitali, creativi, smart, parlano l’inglese e vogliono imparare”

S’impongono le competenze avanzate (digitali), la creatività e lo spirito di iniziativa (entrambe indicate da oltre la metà dei rispondenti). Poco sotto si posizionano attività favorite dalla giovane età (verbali, uditive, mnemoniche, spaziali). Di rilievo inoltre, soprattutto per l’aumento rispetto alle generazioni precedenti, innovazione e pensiero analitico e la lingua inglese.

Particolarmente interessante è il confronto ponendo tutti gli intervistati nella stessa condizione di immaginare per un attuale diciottenne quali siano le competenze più importanti di cui dovrebbe dotarsi per trovare oggi lavoro.

La più importante risulta per gli Zeta (e in modo più forte rispetto alle generazioni precedenti) il “Desiderio di imparare” (85%), su valori molto vicini anche l’abilità di comunicare con gli altri (84,8%), la disciplina e la costanza nel raggiungimento degli obiettivi (84,6%), capacità di risoluzione dei problemi (84,6%). Su valori bassi invece si posizionano l’abilità di essere un leader, l’empatia, la capacità di sostenere le proprie idee, l’avere un sogno da realizzare.

 

IN CHE MODO HAI TROVATO IL TUO ATTUALE LAVORO

“Canali informali, ma si muovono bene anche con i privati”

Il canale più utilizzato continua ad essere quello informale. In particolare la segnalazione da parte di familiari o conoscenti si attesta sul 22,8%, seguita dall’iniziativa personale (16,5%), la conoscenza diretta del datore di lavoro (9,7%). Il canale formale più utilizzato risulta essere quello dei servizi privati per l’impiego (7,4%), che presidiano di fatto anche tutti gli altri canali, dalla Formazione- Scuola-Università ai principali canali di ricerca professionale e siti web, anche delle aziende stesse. Segue la segnalazione da parte della scuola (6,3%), mentre molto bassa la quota di chi ha trovato lavoro tramite centro pubblico per l’impiego (2,7%). L’uso di internet arriva al 5,9% ma la rete è spesso utilizzata in modo implicito per tutti gli altri canali d’accesso.

 

LA VISIONE DELLE IMPRESE

Punti di contatto e qualche differenza con la ricerca parallela dell’Istituto Toniolo emergono nell’indagine di Umana realizzata con la collaborazione scientifica di Valore D, che ha misurato in questo caso, sempre su scala nazionale, la visione e la percezione di HR Manager e Decision Maker di grandi aziende riguardo agli Zeta e ai più giovani tra i Millennials, rilevando anche le eventuali differenze per genere.

Le aree di indagine

  • COME LE NUOVE GENERAZIONI CERCANO LAVORO
  • TIPI DI COMPETENZE E CAPACITÀ
  • ASPETTATIVE E VALORI LAVORATIVI
  • LE NOVITÀ DELLE NUOVE GENERAZIONI

 

COME SEI ARRIVATO QUI

“Mi hanno indicato la strada”

Secondo il campione analizzato, gli Zeta entrano in contatto con loro principalmente attraverso l’area Stage & Palcement della Scuola o dell’Università (85,7%) o tramite social network (70,7%). Notevole la differenza segnalata con le altre generazioni che contavano più sensibilmente sull’iniziativa spontanea (es: invio di curriculm) (56,1%). Trasversale anche qui l’utilizzo dei servizi privati per l’impiego (Agenzie per il Lavoro) che presidiano i diversi canali di intermediazione con le aziende (Enti formativi, Atenei, Academy, Social network e siti di ricerca professionali) e che nell’indagine rappresentano direttamente il 9.8% della scelta.

 

COME I GIOVANISSIMI SI PONGONO AI COLLOQUI

“Prendo tempo, ma nel caso, che orario farò?”

Le imprese rilevano che rispetto alle generazioni precedenti gli aspetti che rivestono maggiore importanza per i candidati sono, in ordine decrescente: l’orario di lavoro, il welfare dell’organizzazione, la sostenibilità, la mansione. Da notare l’evidenza di alcune caratteristiche rilevate, come il temporeggiare per valutare altre offerte o il fatto che perdano il loro interesse velocemente.

 

LE SKILL CARATTERIZZANTI

“Bravissimi con l’inglese e la tecnologia, molto creativi e motivati, ma molto poco manuali”

Fra le skill registrate ai colloqui in azienda si impone la conoscenza della lingua inglese, seguita dalla capacità di progettazione e programmazione delle tecnologie, l’installazione e mantenimento della tecnologia, creatività, originalità e spirito d’iniziativa e l’apprendimento attivo. Fra quelle che l’impresa ritiene appartengono meno alle nuove generazioni sono la conoscenza della lingua tedesca, la gestione del personale, resistenza e precisone, e la capacità manuale. In particolare fra le soft skill, nella percezione delle imprese, rispetto alle generazioni precedenti diminuiscono l’autocontrollo, il senso di responsabilità, la disciplina, la costanza e attenzione ai dettagli nel raggiungimento di obiettivi; mentre aumentano il desiderio di imparare, la motivazione ed entusiasmo nelle proprie azioni, la capacità di confrontarsi con persone che la pensano in modo diverso, la capacità di lavorare in gruppo e di mettersi in relazione positiva con gli altri, l’avere un sogno da realizzare.

 

LE RAGIONI DELLA SCELTA

“Preferiscono l’esperienza all’estero e la prospettiva di crescita, poco interessati alla stabilità” 

Mentre le generazioni precedenti davano prioritaria la stabilità del lavoro nella loro scelta, gli Zeta guardano decisamente ad altro, come la possibilità di fare esperienze all’estero, avere una prospettiva di carriera, avere una buona relazione fra colleghi:

Nel dettaglio gli aspetti che incidono maggiormente nella scelta:

  1. Avere possibilità di esperienze all’estero
  2. Avere prospettiva di carriera
  3. Avere una buona relazione con i colleghi
  4. Avere flessibilità di orario

e quelli che incidono meno:

  1. Avere un lavoro stabile
  2. Attenzione dell’azienda sui temi della sostenibilità
  3. Attenzione dell’azienda sui temi gender diversity e inclusione
  4. Trovare coerenza tra il lavoro e il percorso di studio che hanno svolto

 

IL LORO CONTRIBUTO

“Nuovi approcci, aperture, una ventata di innovazione e un nuovo sguardo verso la tecnologia”

Sono molti e articolati i contributi positivi che possono portare gli Zeta nelle imprese oggetto dell’indagine. Fra i principali emersi: l’approccio Lean, l’innovazione sul concetto di people brand e customer experience, la propensione alla tecnologia, l’appiattimento delle gerarchie; il reverse mentorship. A questi si aggiungono l’innovazione, la creatività, la velocità, l’entusiasmo, ma anche l’evoluzione dei target e dei consumi, l’attenzione all’impatto dell’azienda a 360 gradi (ambiente, sociale) e una visione diversa rispetto a cultura, inclusione, diversity.

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